Perché questo sito?

Molti e molte di voi ci hanno conosciuto su Facebook, ma siamo anche fuori da questa piattaforma, perché oltre che essere soggetta ad algoritmi commerciali che non ci riguardano e a una censura poco chiara (dove ad esempio vengono messi a tacere eroi umanitari e lasciati parlare haters senza scrupoli) ha anche dei limiti di indicizzazione e organizzazione dei contenuti che non esistono nei blog e nei siti, e sarebbe ora di oltrepassare.
 
Abbiamo creato questo sito perché il web è nato per organizzare la conoscenza umana in modo più libero di quando non consenta un social network. I social dovrebbero essere usati per condividere, ma dopo aver creato nella realtà e organizzato nel web.
 
Nel nostro sito, www.ubrec.net, trovate suddivisi in categorie, molti dei nostri lavori audiovideo, e diverse dispense che ci stiamo impegnando a creare quando ci capita per lavoro di insegnare e fare workshop. Le dispense SONO LIBERE (Creative Common BY-NC) e accessibili a tutte e a tutti, affinché se qualcunx di voi volesse cimentarsi nella creazione di contenuti audiovisivi, possa contare anche sui nostri consigli e un po’ della nostra esperienza.
 
Son piccole cose, ma la potenza del web è data proprio dalla condivisione della conoscenza dal basso, e noi ci sentiamo di mettere un po’ del nostro.
Uno screen shot del nostro sito.
Uno screen shot del nostro sito.
 
Perché?
In Sardegna l’incompetenza mediatica sta creando problemi a tuttx. Non saper creare contenuti, significa spesso non saper analizzare quelli che ci arrivano. (Da un punto di vista lavorativo per quanto ci riguarda poi come professionisti significa che i clienti non capiscano i nostri preventivi, spesso ritenuti cari senza avere idea del lavoro, dei tempi e dei costi che presupponga la realizzazione di un prodotto audiovisivo di qualità. 🙂 )
 
Dall’altra parte i mass media, con grandi basi economiche e grande accessibilità di mezzi continua a bombardarci di punti di vista esterni, che spesso non ci rappresentano ma finiscono con influenzarci.
Le ondate di populismo che hanno sommerso la Sardegna negli ultimi anni ne sono una prova. Sardi e sarde razzistx? Ma proprio noi, da sempre migranti, da sempre accoglienti, da sempre crocevia di popoli e culture? Conosciamo varie persone razziste, eppure nessuna di loro ha mai avuto un problema diretto coi migranti. Come è potuto succedere questo?
 
Abbiamo problemi seri con l’inquinamento militare, la speculazione industriale, la gestione idrica, la gestione delle autoproduzioni, e dei rifiuti, e questi sono tutti problemi che abbiamo con i potenti, eppure riescono a farcela prendere con i deboli?
Sarde e Sardi tornate in voi! 😉
 
Ma va bene, se i mass media ci hanno fatto credere che prendercela con i deboli fosse figo e anche urgente per prima cosa c’è bisogno di creare contenuti che ristabiliscano le nostre priorità.
 C’è bisogno di creazione di contenuti che ci riportino a ridefinire la nostra identità di sarde e sardi in un contesto globale, abbiamo bisogno di contenuti di autorappresentazione del nostro “punto di vista” condiviso, creato sulle basi di una autocritica e autostima sulla propria realtà quotidiana e su una conoscenza allargata del nostro contesto di appartenenza C’è bisogno di riprendere confidenza con le nostre identità e non con quella che ci hanno raccontato dall’alto.
Il divario tra i ruoli d’emittenza e ricezione all’interno dei sistemi di comunicazione è ai nostri giorni un problema per l’autorappresentazione e la democrazia partecipativa quanto l’analfabetismo lo era nei secoli scorsi.
In un mondo dove i potenti si esprimevano con la scrittura ci avevano provato a lasciare analfabeti. In un mondo dove i potenti si esprimono con gli audiovisivi vorrebbero lasciarci semplici spettatori e commentatori da salotto. Non ci stiamo.
Per farlo serve la creazione di contenuti di qualità, che sappiano riportarci al nostro punto di vista dal basso, e all’analisi dei nostri problemi reali, e alla rappresentazione della nostra vera Cultura, che va oltre i costumi tradizionali e il cibo delle feste.
 
Non potendo fare nulla contro il digital divide (divario riferito alla disparità di mezzi tecnologici esistente tra diverse fasce di popolazione), cerchiamo almeno di fare qualcosa contro il “divario di rappresentazione”, ossia la sovra-rappresentazione di alcune “voci” più forti a discapito di altre, non solo economicamente o numericamente più deboli, ma anche semplicemente meno mediaticamente alfabetizzate.
 
 
Contiamo sulla vostra alfabetizzazione mediatica! Se avete bisogno di qualche dispensa particolare contattateci. Se invece volete darci lavoro, chiedeteci un preventivo! Non lavoriamo gratis, così come non lavora gratis l’idraulico, la elettricista e il panettiere! 😉
 
▼ Ubrec ▲
www.ubrec.net
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